16 settembre 2019 – Mantova

Ad accomunare la visione dei migranti come una confusa umanità dolente con quella di chi li percepisce come una massa che invade e rimpiazza”noi” europei è spesso non solo la mancanza di conoscenza ma anche  l’inconsapevolezza dello sguardo o la costruzione  di un’alterità che non ci riguarda: oggetti e non soggetti che, nella migliore delle ipotesi, possiamo aiutare con benevolenza e, nella peggiore, sfruttare, allontanare, contenere, sottoporre a  violenza.

Raramente ci interroghiamo su noi stessi, sul nostro sguardo e sugli immaginari che in esso si sedimentano da secoli, da quando l’Europa ha visto chi viveva fuori dai propri confini come abitante, senza diritti di proprietà, di terre ricche di materie prime, forza lavoro, opportunità commerciali: altro da colonizzare dopo averlo costretto nei canoni dell’inferiorità razziale. Un percorso di disconoscimento che dura da secoli e che implica in modi diversi forme di deumanizzazione. Un’operazione che è arrivata a colpire anche  il concittadino “diverso” per appartenenza religiosa, per tradizioni o lingua o per scelte riguardanti il genere. Un’operazione che ci permette di ignorare la soggettività di chi viene discriminato, escluso, respinto a ogni costo al di fuori dei confini.

Su tutto questo rifletteremo con Renate Siebert e Monica Massari che ci aiuteranno a elaborare una “decolonizzazione” dello sguardo e della conoscenza e una riflessione critica sulla cultura europea e le responsabilità del presente e del passato che ci riguardano. 

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